Sono diventate conoscenti ai tempi delle medie, per via di amiche comuni..
Probabilmente la loro prima uscita da sole con le amiche, al cinema di sabato pomeriggio , è stata insieme, sull’autobus, verso la libertà.
Alle superiori sono diventate inseparabili.
Era lo stesso autobus che poi tutte le mattine le raccattava verso le 7.00. Lei saliva alla prima fermata e sgomitava per prendere i posti migliori, per lei e la sua amica. Lei saliva all’ultima fermata del paese e trovava uno zaino gigante ad attenderla, sul suo posto, preservato con le unghie e con i denti.
Si facevano quelle 6 ore (nei giorni belli solo 5) di lezione, sempre sedute vicine, gomito a gomito. Ultima fila, per 5 anni. E da lì dietro se la ridevano di gusto, se le raccontavano e si facevano venire male agli addominali. Quel dolore che ti prende, come delle fitte, che solo a quell’età e per tutti quegli anni riuscivi ad avere, poi più, chissà perché …
Lezioni, chiacchiere, risate infinite, lezioni e poi ancora grandi risate, miste ovvio a terrore e panico quando le prof scorrevano il registro in cerca di una malcapitata, e se non era né lei né lei, ancora chiacchiere e risate, fino all’ora della campanella.
Camminavano fino alla fermata con l’acquolina in bocca guardando nella vetrina quei gelati superlativi.
Poi ancora in autobus e lei dormiva e lei la svegliava scendendo alla sua fermata.
E’ arrivata l’università, e ognuna ha fatto il suo cammino. A volte incrociandosi, a volte perdendosi..
Ora quasi non si parlano.